Tra di noi si scherzava a raccogliere ortiche.
Una forma di gardenig estrema, nata spontaneamente per contrastare il logorio della vita moderna. Passeggiate botanico-letterarie in full immersion tra le erbe infestanti, raccogliendo frasi, fiori, radici e foglie per per curare i disturbi stagionali dell’umore, del sonno, inappetenza, anoressia, bulimia, abulia, ansia, depressione. Una terapia d’urto, letteralmente, perché si parte dalle ortiche.
Viene chiamata ironicamente Elioterapia Definitiva, con la E maiuscola. Il sole non c’entra, anzi, siamo all’opposto, il riferimento originario è a Eliot, l’autore de “La terra desolata”. Desolata vuol dire privata del sole. Forse il testo poetico più rappresentativo del Novecento, con quell’incipit lapidario: “Aprile, il più crudele dei mesi”.
Definitiva nel senso di epilazione, ma dell’anima, per eradicare quel pelo nell’anima che ti rovina la vita, più spesso quell’irta peluria invasiva, quell’aver le ortiche nel cuore.
Quando Eliot scrive il suo capolavoro si trova internato in un sanatorio per malati di nervi, un manicomio. Un anno terribile, buio, “tra angoscia e frustrazione” scrive in una lettera. “La grande lezione che sto cercando di imparare è come riuscire a rimanere calmo quando non c’è niente da guadagnare ad essere agitati”.
Il fatto è che ad aprile tutto vibra di nuova vita, ogni cosa è un richiamo, ma chi è incarcerato nell’anima, chi ha perso la luce, soffre doppiamente. Preferisce stare in solitudine, al riparo, nella penombra, nel silenzio. Ogni cosa lo infastidisce.
Non sopporto i cori russi,
la musica finto rock, la new wave italiana, il free-jazz punk inglese,
nemmeno la nera africana.
L’Elioterapia Definitiva è una mescola di passeggiate in luoghi marginali, tra erbe spontanee “troppo comuni per essere apprezzate” e letture troppo ostiche per essere affrontate sotto l’ombrellone. La lezione che ci viene delle ortiche è questa: esser pungente, urticante, è una strategia di sopravvivenza per non farsi divorare da bovini e suini. Inoltre: nei luoghi marginali, in disuso, lungo i fossati, sotto le mura, dietro i cimiteri, al limitare dell’abitato, ricchi di nutrimenti e poco frequentati, attecchiscono piante come le ortiche, la cicoria, l’aglio orsino, l’asparago selvatico, vere e proprie piante border-line, tra la discarica e l’eden, tra abbandono e autenticità. “Di tutti i peccati della psicologia, il più mortale è la sua indifferenza per la bellezza.” (Hillmann).
Parliamo di piante che prendono vita speciale, pungente, in questi contesti dove l’umanità “getta alle ortiche” i suoi rifiuti. E parliamo di “Malattie in cui l’essere umano interiore si sente rifiutato da quello esteriore” (Steiner, Malattia e guarigione).
Ancora Steiner: “Tutto è in relazione col metabolismo. Tutto si trova in uno stato di continua trasformazione. La nostra vita consiste nel continuo ammalarsi e curarsi. Mediante la malattia l’uomo trasforma sé stesso in un essere sano. Come c’è bisogno dell’errore per comprendere la verità, così la malattia ci porta alla salute”.
Cerco un centro di gravità permanente.
La funzione psico-terapeutica dell’ambiente naturale si praticava già migliaia di anni fa nei giardini di Babilonia e nell’antico Egitto. Poi nei chiostri e negli orti dei nostri monasteri. E dall’Ottocento nelle serre vittoriane, le “palm house” in ferro e vetro. Nel Novecento le “passeggiate in giardino” diventano momenti centrali nella giornata dei degenti nei sanatori per tubercolotici e nelle case di convalescenza per traumatizzati di guerra.
Negli ultimi decenni, nella società obesa, l’insorgere di depressioni, malumore, mancanza di vitalità ha riguardato persone nelle fasi o età di passaggio, menopausa, pensionamento, separazioni, trasferimenti. Ma oggi, dopo la pandemia e la didattica a distanza, un’intera generazione di adolescenti vive al limite della crisi, con l’alterazione del ritmo biologico, disturbi alimentari e del sonno. Sono come fioriture interrotte, basta guardarli in viso. La depressione giovanile, che un tempo toccava una minoranza, oggi è maggioritaria. Aprile dovrebbe essere il momento del risveglio alla vita, della gioia, della canzone del sole.
Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi…
E poi accade qualcosa, e tutto quello che prima era “chiaro e trasparente” diventa un “mare nero”. Eliot e Mogol a 50 anni di distanza, 1922 e 1972, stanno parlando della stessa cosa. Il mal di vivere, il male oscuro, il trauma dello sviluppo, l’anima fragile.
Dove sei stata cosa hai fatto mai?
Cos’è rimasto in fondo agli occhi tuoi,
la fiamma è spenta o è accesa?
“Gli adolescenti avvertono dentro di sé una segreta e speciale grandezza che lotta per esprimersi” (Pearce, Evolutions End). “Si può scoprire il proprio mistero solo a prezzo della propria innocenza” (Davies, Il quinto incomodo).
Uno choc destabilizzante. “Il freddo inverno ci tenne caldi nell’oblio” scrive Eliot, ma aprile “ci sorprese in uno scroscio d’acqua”. “Aprile risveglia radici torpide”, “genera lillà dalla terra morta, mescola memoria e desiderio”.
Ma ti ricordi le onde grandi e noi
gli spruzzi e le tue risa
Occorre uscire dal bozzolo, dalle facili autocommiserazioni. “Quanto più la tua vita viene spiegata sulla base di qualcosa che i tuoi genitori hanno fatto o hanno omesso di fare, tanto più la tua biografia sarà la storia di una vittima.” (James Hillmann, Il codice dell’anima). Sempre Hillmann: “L’apatia del padre, le depressioni della madre, i disturbi comportamentali dei figli sono parte di un modello al quale partecipano tutti insieme, non già la famiglia come sistema, bensì un sistema economico banditesco, che promuove la loro comune insensatezza sostituendo l’oltre con il di più”. Si, a tutti noi manca qualcosa che vada oltre il benessere materiale.
Negli Usa esistono orto-terapie specifiche per curare disturbi come anoressia e bulimia nei bambini e negli adolescenti con percorsi di rieducazione alimentare dalla coltivazione alla preparazione e al consumo degli alimenti. In UK invece è proposta per la cura di depressione e ansia. Al posto di sedativi e antidepressivi, ai pazienti vengono date erbe, verdure e piante da vaso. Dovranno prendersene cura, e poi riportarle e trasferirle in giardini comuni.
“Gran parte di ciò che fa star bene le persone non è legato alla medicalizzazione. Ecco perché idee come questa sono così meravigliosamente efficaci”. (Ruth Bromley, presidente Manchester Health&Care Commission).
L’Elioterapia Definitiva ha il potere di scacciare i fantasmi, gli spettri più brutti.
Le ombre ed i fantasmi della notte
sono alberi e cespugli ancora in fiore
Vorrei tu provassi la terapia delle erbacce spontanee. Prendi un coltellino, un sacchetto, incamminati nei prati, ai margini delle coltivazioni, lungo i muretti dei viottoli.
Vorrei tu vedessi come fioriscono le ortiche, lungo i fossati, sotto le mura, dietro i cimiteri, ai margini dell’abitato, facendo tesoro di tutto ciò che si getta alle ortiche! Basta sbollentarle e sono buonissime, più degli spinaci, ricche di ferro e di Ferro.
Vorrei tu vedessi nel mese più crudele, in mezzo alle ortiche, uscire dal bozzolo la farfalla più bella, Vanessa Atalanta.
Vorrei ricordassi […] che il sole esiste per tutti,
e quanto unico, prezioso, insostituibile
e solo tuo sia il dono della vita.
Testo di Leone Belotti
Illustrazioni di Alessandra Corti
Fonti e riferimenti
Thomas Stearne Eliot, The waste land, 1922
Rudolf Steiner, Malattia e guarigione, 1910
James Hillmann, Il codice dell’anima, 1996
Jonathan Drori e Lucille Clerc, Il giro del mondo in 80 piante, 2021
Lucio Battisti e Mogol, La canzone del sole, 1971
Franco Battiato, Centro di gravità permanente, 1981
Tiziano Ferro, Il sole esiste per tutti, 2008