Ti sento

Beethoven aveva bisogno di andare in solitudine nella foresta profonda per sentirsi lontano da ogni forma di civiltà. Allora si metteva a cantare a squarciagola. Poi tornava a casa e scriveva un inno alla gioia o una sonata al chiaro di luna.

Quando ci sono di mezzo la musica e le piante, gli uomini diventano matti, e le provano tutte. Un filo d’erba tra le mani, da sempre il primo strumento musicale. Soffio, vibrazione, suono. Da Pitagora ai Pink Floyd, sempre alla ricerca del suono celestiale, dell’accordo naturale, della frequenza della vita. Come se ci fosse un segreto da scoprire, una formula da catturare.

Come è possibile che qualcosa di così etereo, inconsistente, assolutamente effimero, come la musica, possa darci tanto turbamento, elevazione, felicità, struggimento e possa condurci tra le vette e gli abissi dell’anima, mentre ce ne stiamo quasi fermi ed esternamente non accade quasi nulla? Le piante devono saperlo!

La musica si muove appena

Ma è un mondo che mi scoppia dentro

Nello scorso mese, su questo mistero gioioso si sono tenuti due concerti sperimentali per piante. Due approcci molto diversi – le piante come compositori e le piante come ascoltatori – e due piccole scoperte.

Da un lato la prima esecuzione di Green Fantasy, opera musicale per 7 piante e sassofono. Dall’altro la prima serata della Hydro Ware Hall, concerto pianistico per 7.000 piante.

Green Fantasy è un progetto di Piergiorgio Ratti: collegando degli elettrodi alle radici e alle foglie, si intercettano gli impulsi elettrici che animano la pianta, i quali vengono poi tradotti in suoni, facendoci ascoltare in forma musicale la vita vegetale. Qualcosa allo stesso tempo di molto artificioso, eppure emozionale. Si, le piante cantano, sussurrano, duettano. E probabilmente, soffrono.

Un brivido lungo la schiena

Un colpo che fa pieno centro

Più banalmente, e quasi per caso, la serra Hydro Ware per una sera è diventata invece una Music Hall. Abbiamo sistemato un pianoforte a coda al centro della serra, e Adolfo Barabino ha eseguito un programma eterogeneo, con musiche di Beethoven, Chopin, Listz, Rachmaninov e un finale dedicato ad Arvo Pärt, il compositore-teologo contemporaneo creatore del minimalismo sacro, il suono come meditazione, la vibrazione infinita della nota lunga, senza tempo.

I pochissimi ascoltatori umani presenti in serra, tra le migliaia di piante, nel corso dell’esecuzione, si sono… trasformati in piante! Invasi da un turbine di emozione ma radicati ai propri posti: letteralmente invasati.

Seduti, sdraiati, impacciati

Amanti soltanto accennati

La piccola grande scoperta, alla fine del concerto, quasi ovvia eppure stupefacente: la miglior sala da musica del mondo, è una serra. Chi ama la musica, la naturalezza, la pulizia del suono, dovrebbe circondarsi di piante. Le piante non si limitano ad assorbire, ammortizzare, ma restituiscono il suono, risuonano.

Thomas Pynchon, nel racconto Entropia, scrive: “Mescolate ai suoni della pioggia, giunsero le prime voci degli uccelli tra i filodendri e le palme nane, in questa giungla in serra sigillata ermeticamente, una piccola enclave di regolarità nel caos della città. In sette anni di lavoro ne aveva talmente perfezionato l’equilibrio ecologico e l’armonia artistica che al suo interno le oscillazioni della vita vegetale e i movimenti degli abitanti umani si accordavano come i ritmi di una scultura mobile perfettamente realizzata”.

L’essenza della musica: il massimo moto dell’anima col minimo moto del corpo. La tensione più grande e lo scioglimento, il rilascio totale, il rilassamento completo, insieme. Quello che resta? Il desiderio, l’energia, la passione, una carica, una nuova voglia di vivere, fiorire. Il vento tra le fronde, la pioggia sul pineto. Le piante hanno sempre fatto musica dal vivo.

Nell’aria un amore selvaggio

Vorrei, vorrei incontrarti

So che capisci. Non è che le piante compongano musica o la ascoltino o siano fonoassorbenti o creino l’acustica…

Ti sento

Vorrei incontrarti

Mi ami o no?

Le piante sono musica! Perché la musica è respiro! Ecco tutto.

Testi: Leone Belotti

Illustrazioni: Alessandra Corti

Fonti e riferimenti:

Matia Bazar, Ti sento, 1985.

Piergiorgio Ratti, Green Fantasy, opera musicale per 7 piante e sassofono, 2022.

Hydro Ware Hall, concerto per pianoforte e 7000 piante, 2022.

Adolfo Barabino, London Symphony Orchestra, Chopin.

Thomas Pynchon, Entropia, 1964.

Il mercoledì delle piante

Il Mercoledì delle Piante è un’illuminazione, una fecondazione, una forma di comunicazione spontanea in grado di esprimere questioni complesse con il dono della sintesi, anzi della fotosintesi. Come un soffio di vento che si inoltra nella foresta raccogliendo essenze, spore e polline e sorvolando valichi, vallate e interi campi del sapere ti conduce a provare il piacere più intenso, il frutto della conoscenza.

L’oggetto del nostro Mercoledì delle Piante sono le piante stesse e le nostre relazioni con le piante e con il mondo della vita. In casa, in ufficio, nei luoghi pubblici, in città, in ogni luogo e in ogni momento le piante ci danno aria, nutrimento, benessere e modelli relazionali di convivenza sinergica.

Un gruppo di ricerca multidisciplinare si incontra ogni mercoledì nella serra Hydro Ware e mette a confronto idee, notizie, studi e pubblicazioni che toccano aspetti sanitari, alimentari, energetici, economici, psicologici e filosofici e coinvolgono scienze naturali e umane, antiche credenze e nuove tecnologie.

Nato come attività di formazione interna, il Mercoledì delle Piante è diventato un appuntamento di comunicazione: la pubblicazione del report di sintesi è un invito al viaggio, una guida attraverso il fitto sottobosco delle specializzazioni alla scoperta delle frontiere del regno vegetale, che forse non esistono.

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