Come tutti sanno, il nuovo re d’Inghilterra Carlo III ha l’abitudine di parlare con le piante. Una nostra dracaena in servizio presso la famiglia reale ha raccolto le confidenze di sua maestà.
Tutto l’universo obbedisce all’amore
Come puoi tenere nascosto un amore
A dire il vero già molti anni fa ho spiegato tutto nel mio libro dal titolo Harmony, che non è un romanzo rosa, dal momento che il mio unico grande amore è quello per il verde, e non l’ho mai nascosto. Parlare con le piante, come in ogni tipo di relazione, è solo il primo passo per costruire una nuova intesa con l’ambiente.
Come possiamo
Tenere nascosta
La nostra intesa
Il mio vero outing è il famoso discorso che ho tenuto al parlamento europeo nel 2008, quando ho esordito dicendo: questa è una dichiarazione di guerra, e quando ve ne avrò esposte le ragioni mi aspetto che tutti voi combatterete al mio fianco.
Per un attimo fu delizioso godere dello sconcerto generale dell’aula. Poi elencai tutte le ragioni per dichiarare guerra al cambiamento climatico. Standing ovation. Un unico deputato restò seduto al suo scranno, naturalmente un inglese.
Oggi tutto l’universo parla di sostenibilità, ma io ne parlavo già 30 anni fa. Mi prendevano in giro. Eppure il primo discorso sulla sostenibilità, come ha spiegato Papa Francesco nel 2015 con l’Enciclica sulla cura della casa comune, risale al cantico delle creature di San Francesco.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra madre Terra,
la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi
con coloriti flori et herba
Occorre praticare un’ecologia integrale, un approccio globale fatto di rispetto per ogni forma di vita, consapevoli che non c’è armonia senza diversità, e questo non riguarda non solo il patrimonio vegetale e animale: come ha scritto papa Francesco “L’estinzione di una cultura, di una lingua, di una specie culturale è grave come l’estinzione di una specie biologica”.
Bisogna muoversi
Come ospiti pieni di premure
Con delicata attenzione
Per non disturbare
Ma soprattutto rispettare “la natura della natura”, come sostiene Enric Sala nel suo famoso libro, nel quale spiega “why we need the wild”, perché abbiamo bisogno della natura selvaggia. Nella prefazione, mi sono permesso di sintetizzare il punto cruciale della questione con queste parole: “da molto tempo abbiamo unilateralmente deciso di metterci above, sopra la natura, invece di riconoscere che esistiamo within, dentro la natura”.
Piantare alberi in cambio di emissioni nocive non è la soluzione. Fondamentale è invece preservare le aree forestali vergini e la diversità della specie.
Ma oggi anche la sostenibilità come ogni cosa rischia di essere falsificata dalla sua stessa dominanza. Intendo dire che oggi sempre più vedo scelte e comportamenti apparentemente sostenibili, semplici rivestimenti, ripetizioni di parole.
Il fatto è questo: viviamo ormai nella società dello spettacolo e come già aveva capito Ludwig Feuerbach, poi ripreso da Guy Debord “Il nostro tempo preferisce l’immagine alla cosa, la copia all’originale, la rappresentazione alla realtà, l’apparenza all’essere”.
Essere within, dentro la natura, vuol dire smettere di fingere. La natura non finge, non è una scenografia, non si nutre di immagini riflesse, ma di luce solare.
Ed è in certi sguardi
Che s’intravede l’infinito
Tutto l’universo ha visto lo sguardo sulfureo che mia madre lanciò al discolo Berlusconi in occasione di un vertice europeo. Invece soltanto quei pochi presenti videro lo sguardo inorridito che gli lanciai io quando, molti anni fa, in visita ufficiale in Italia in qualità di principe di Galles, sfilando nel salone d’onore della reggia di Caserta in compagnia del brillante Silvio, allora capo del governo, fui attratto da un meraviglioso tavolo intarsiato d’oro che sosteneva uno splendido vassoio d’argento finemente cesellato che a sua volta sosteneva una mirabile composizione di frutta e agrumi mediterranei. Ispirato, avevo allungato una mano e presa una mela stavo per morderla. Ma subito l’avevo deposta inorridito. Era di plastica.
Peggio del peccato originale è il peccato contraffatto.
Vedo architetti e progettisti che cercano di fare della città una parodia della natura, il bosco verticale, la fabbrica dell’aria, la foresta sospesa, il corridoio ecologico…
Cogli la prima mela
Danzala la vita tua
Al ritmo del tempo che va
Io parlavo di sostenibilità quando c’era ancora il comunismo. Papa Francesco quand’era già cardinale e arcivescovo si spostava in autobus. E poi ci sono gli influencer green che viaggiano col jet privato. Non c’è più tempo per gli inganni. Tempo è di tornare a vivere davvero.
Bella che così fiera vai
Non aspettare mai
Cogli la prima mela
Tutti sostengono che il processo decisivo, the match, sarà la transizione energetica. Dobbiamo attraversare un ponte, cambiare cultura, un viaggio vero. Un cambio di paradigma. E il ponte sì che dovrà essere sostenibile, dovrà reggere.
Come sostiene il Marco Polo di Calvino, non sono le pietre a sostenere il ponte, ma l’arco. E allora perché mi parli delle pietre, gli chiede il Gran Khan. Perché l’arco è fatto di pietre, risponde Marco.
Parafrasando, come si faceva una volta a scuola, potremmo dire: la transizione si regge su un’idea. Ma è fatta dalle persone.
Rara la vita in due
Fatta di lievi gesti
E affetti di giornata
Testi: Leone Belotti
Illustrazioni: Alessandra Corti
Fonti e riferimenti:
Franco Batitato, Tutto l’universo obbedisce all’amore, 2008.
Angelo Branduardi, Cogli la prima mela, 1979.
San Francesco d’Assisi, Cantico delle creature, 1224
Papa Francesco, Enciclica sulla cura della casa comune, 2015.
Guy Debord, La società dello spettacolo, 1967.
Carlo III d’Inghilterra, Harmony, 2010.
Enric Sala, The nature of nature, 2020.