E la maestra disse: piantatela, bambini!
La vera sfida ecologica riguarda i bambini, gli adulti di domani: parliamo del rapporto con la natura nel percorso scolastico, della funzione educativa e formativa delle piante. Nel mondo della scuola è in corso un cambio di paradigma totale, un ribaltamento di valori e comportamenti. Si tratta di abbandonare il progetto di dominio tecnico sulla Natura, rivelatosi autodistruttivo, e convertirsi alla conoscenza, al rispetto e all’amore per la vita e le sue leggi.
La sfida ecologica è anche un sfida pedagogica. Idee, libri, progetti, iniziative, laboratori per portare la scuola nel bosco e il bosco nella scuola. E dunque tornare, come i nostri nonni, a giocare e crescere nella natura, nel mondo della vita.
Eden è una parola molto antica, ebraica, significa piacere, delizia, giardino, paradiso terrestre. Beate Weyland l’ha scelta per indicare ambienti educativi naturali, EDucational ENviroments with Nature. Un progetto formativo, un libro/albero della vita e della conoscenza. Troppe scuole oggi sono luoghi anonimi, grigi, asettici, inadatti a scaldare il cuore e accendere la mente. Rivitalizzare gli edifici scolastici, le aule, i corridoi, i cortili, è la base per crescere insieme alla natura, per giocare, esplorare, creare e imparare con le piante, i fiori, le erbe. Con grandi benefici per il benessere fisico e psicologico, per l’apprendimento e lo sviluppo di una coscienza ambientale.
L’aria è la prima cosa, ripulire l’aria, respirare aria naturale tra i banchi di scuola.
A Firenze, in un istituto alberghiero, sotto l’egida del Cnr e della Regione, è stato attivato un progetto sperimentale di “piante in classe” (sanseveria, chamadorea, yucca, ficus, schefflera) per ridurre l’inquinamento indoor e rendere il clima in aula più sano e gradevole. In pochi mesi le concentrazioni di Co2 e delle polveri sottili sono diminuite del 15-20%, riducendo i disturbi tipici dei luoghi chiusi, come mal di testa, stress e senso di affaticamento.
“Verde in classe non solo significa salute, ma abitua gli studenti a comprendere il valore delle piante”, ha commentato l’assessore regionale Stefania Saccardi.
Nella nostra sede, nell’ambito di un progetto di cittadinanza attiva, abbiamo in progetto di portare le nostre piante nelle scuole medie, tenendo corsi ai ragazzi su come curarle. Come direbbe Ralph Waldo Emerson, il poeta-filosofo della creatività nella natura: adotta il ritmo della natura, il suo segreto è la pazienza.
A Torino, con lo slogan all’inizio di ogni storia c’è una pianta, sono attivi percorsi formativi per adulti e docenti con lezioni esperienziali nei boschi per conoscere gli alberi, le loro storie e le mitologie, partendo proprio dall’alfabeto vegetale, dal linguaggio dei fiori, dai nomi delle piante. Sappiamo i nomi di ogni auto ma sappiamo distinguere a fatica un albero dall’altro. Una pianta vuol dire radici, semi, frutti, corteccia, foglie, fiori, essenze. Avere questa nuova/antica sapienza e familiarità con la natura è il primo passo per guidare i bambini alla scoperta della natura.
Conoscere, raccontare, rappresentare la natura è la via maestra per vivere il lato gioioso, vitale e appagante della sostenibilità. Le piante non solo ci raccontano storie con i loro nomi, ma ci proiettano nel mondo della creatività con i loro colori. Ancora Ralph Waldo Emerson: la natura indossa sempre i colori dello spirito.
Nel Collegio Emerson, ispirato al grande visionario, si tengono corsi specifici per imparare ad estrarre i colori naturali dalle piante, dalle radici, dalle foglie, dai frutti di bosco, ma anche dai minerali.
Il punto di arrivo, l’obiettivo pedagogico dell’educazione alla natura, è la fiducia in se stessi. La consapevolezza, la spinta vitale, l’adesione alla natura e alla metamorfosi di ogni vivente: ecco le “abilità” necessarie alle nuove generazioni. La forza d’animo, il carattere. Perché, come diceva Emerson: chiunque vuol essere un uomo, deve essere un anticonformista. Non basta dipingere il mondo di verde: occorre tirare fuori il rosso dai sassi, dalle rocce ferrose. Oppure dai papaveri.
E così, alla fine di questo nostro gioco-viaggio nel mondo della pedagogia-ecologia, saltellando da una casella all’altra, ci viene in mente una canzoncina di quando i nonni erano bambini e sdraiandosi nei prati guardavano i fiori da sotto in su, come un umile insetto, una formichina, una talpina o una paperella consapevole della magnificenza del paesaggio.
Lo sai che i papaveri sono alti, alti, alti,
e tu sei piccolina, e tu sei piccolina…
Testi:
Leone Belotti.
Immagini:
Alessandra Corti.
Testi e riferimenti:
Ralph Waldo Emerson, Natura, 1836.
Ralph Waldo Emerson, Fiducia in se stessi, 1841.
Gilles Clément, L’alternativa ambiente, 2015.
Duccio Demetrio, Di che giardino sei, 2016.
Luigina Mortari, Avere cura di sé, 2019.
Beate Weyland, Eden, educare (ne)gli spazi con le piante, 2022.
Nilla Pizzi, Papaveri e papere, 1952.