Canzoni tra le foglie
Per noi è una bella notizia di cui si parla poco. La piccola modifica alla Costituzione in tema di tutela ambientale è in realtà un grande passo avanti, che porta un’aria nuova, come questo vento di primavera che spazza via lo smog e ci regala nuovi orizzonti.
E sussurra canzoni tra le foglie
Bacia i fiori, li bacia e non li coglie
Proprio così, baciare i fiori e non coglierli: finalmente l’ambiente, gli animali e l’ecosistema sono riconosciuti come valori in sé, assoluti, indipendentemente dalla loro utilità per l’uomo e l’economia. E quindi gli interessi economici verranno subordinati alla tutela della natura. Questi due articoli stabiliscono un principio fondamentale, che ribalta non solo le normative vigenti, ma la mentalità diffusa. Da oggi è ufficiale, è legge dello stato: la natura non è al nostro servizio, siamo noi a doverci adattare alle sue leggi, costi quel che costi. Wow!
Per la prima volta si esce dalla visione antropocentrica. Il vero inizio della transizione ecologica. Una svolta epocale, definitiva. Se ci guardiamo indietro, ci rendiamo conto che il nostro rapporto con l’ambiente è stato piuttosto schizofrenico.
Siamo nati nell’epoca della plastica, del boom economico. Il trionfo dell’usa e getta, dell’asfalto, della benzina super, del nylon, della lycra, delle vernici sintetiche, del plexiglass, del polistirolo e dei policarbonati. In quei fantastici anni Sessanta la natura non valeva niente. Foreste, vallate e coste brutalmente cementificate. L’aria, l’acqua e la terra usate come discariche. La svendita di ogni cosa in nome del profitto. Lucio Battisti nel 1966 con la sua prima canzone aveva già capito tutto.
Per una lira, io vendo tutti i sogni miei
Per una lira, vendo tutto ciò che ho
Dieci anni dopo l’avvelenato Guccini dava voce alla delusione di una generazione che voleva cambiare il mondo e si è dovuta limitare a cambiare gusti, arredi e guardaroba.
Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni…
Con gli anni Ottanta andava in scena la grande abbuffata del consumismo vistoso, ma già alcune élites illuminate lanciavano i primi segni della conversione ecologica. La nuova tendenza è iniziata con la sobrietà degli anni Novanta e negli anni è divenuta main stream. L’attenzione a ingredienti e materiali naturali, l’agricoltura bio, i verdi in politica, le energie pulite, i movimenti animalisti, il cambiamento climatico.
Come sempre, ci accorgiamo di quanto sia preziosa una cosa solo quando rischiamo di perderla. Oggi green è la parola più inflazionata e abusata del mondo. L’ambiente, da discarica che era, è diventato un giacimento, una sorgente di valore. Le piante, con le loro proprietà, la loro intelligenza, sono diventate le migliori amiche dell’uomo. Le loro funzioni di servizio sono state certificate e valorizzate.
Già da anni, proprio noi di Hydro Ware, abbiamo tradotto e distribuito “Plants at work”, per divulgare tutti i benefici delle “piante al lavoro nei luoghi di lavoro”. Un approccio ripreso e sviluppato da pubblicazioni come “Oro verde”, che analizza “quanto vale la natura in città” per convincere amministratori, politici e manager a “investire nella natura”. Tutte le funzioni del verde pubblico, ambientali, terapeutiche, sociali, sono tradotte in valori finanziari, in costi risparmiati, qualità dell’aria, della vita. In ambito finanziario, il ROI (Return Of Investment) della IAQ (Indoor Air Quality) è la nuova leva strategica REM (Real Estate Management) per l’incremento dei valori immobiliari e del rendimento lavorativo. Negli uffici green si ha un aumento dell’utile annuo di duecentocinquanta euro per metro quadro e di tremila euro per dipendente.
E così qualcuno, dopo averne appurato l’intelligenza, ha pensato di inquadrare le piante come operaie cottimiste nella fabbrica dell’aria. Prima non valevano niente, adesso sono una miniera da sfruttare. Forse stiamo esagerando.
La pandemia ha chiarito le cose e la Costituzione ha recepito il messaggio.
La natura non ha prezzo, non è in vendita e non fa sconti.
Possiamo, dobbiamo alzare il livello del discorso. La biodiversità è la scheda madre di ogni processo di rigenerazione, ma se viene meno, il gioco finisce. Viviamo in una casa comune, ogni processo è connesso, ogni forma di vita è partecipe dello scenario globale, ogni piccolo gesto ha rilevanza.
E le tre canzoni più ascoltate in quel lontano 1976 oggi ci sembrano una sola, ci indicano il nuovo approccio e i tre cardini della nuova coscienza ecologica.
La consapevolezza autocritica, che riguarda tutti, anche chi opera nel green.
Va beh, mi sono sbagliato e accetto il crucifige e cosi sia.
La percezione della circolarità economia-ecologica.
Alla fiera dell’Est, per due soldi, un topolino mio padre comprò.
La sintonia gioiosa con la pulsazione della natura.
Eppure il vento soffia ancora…
Testo:
Leone Belotti.
Illustrazioni:
Alessandra Corti.
Fonti e riferimenti:
Pierangelo Bertoli, Eppure soffia, 1976
Francesco Guccini, L’avvelenata, 1976
Angelo Branduardi, Alla fiera dell’Est, 1976
Lucio Battisti, Per una lira, 1966
J. Bergs, S. Seitz, Plants at work, 2013
F. Neonato, F. Tomasinelli, B. Colaninno, Oro verde, 2019