Codici di geometrie esistenziali
Alla fine della più sconvolgente primavera-estate della nostra vita, entriamo nell’autunno-inverno con una collezione di paure e incertezze. Non sappiamo ancora bene che strada prendere, se “cambiare tutto” o “ricominciare tutto come prima”. Di sicuro, stiamo imparando poco. Una delle battute più diffuse di questi tempi con l’intento di sdrammatizzare dice: “Se parlate con le piante non è il caso di chiamare il vostro psichiatra. Chiamatelo se vi rispondono”. In realtà, più che parlare con le piante, sarebbe davvero utile ascoltarle, fare tesoro della lezione che ogni giorno ci offrono.
Un bosco, una serra, ma anche un margine stradale ricoperto di rovi: proviamo a osservare le piante non come individui, ma come gruppo, come comunità. Che cosa stanno facendo? Producono zuccheri e ossigeno, ovvero il cibo che ci nutre e l’aria che respiriamo. Ci permettono di vivere. Non solo: nei momenti bui, ci salvano la vita.
La nazione delle piante già quattro volte ha salvato il pianeta mentre quasi tutte le forme di vita si estinguevano risalendo la catena alimentare-mortale fino alle specie dominanti. L’ultima volta è toccato ai dinosauri. Se la terra non è diventata una sfera morta di carbonio come la Luna o come Marte è stato grazie alla resistenza e al lavoro delle piante.
Lavorando giorno e notte per 700 milioni di anni la nazione delle piante è riuscita a compostare e seppellire nelle viscere della terra tutto il carbonio sotto forma di carbon fossile e petrolio. Poi cosa succede? Arriva una nuova nazione animale, l’homo sapiens, che si ritiene l’unica specie intelligente della terra e ha la bella pensata di andare a tirare fuori e bruciare tutto il carbone e il petrolio, riuscendo così in un tempo brevissimo a mettere di nuovo in pericolo la vita sul pianeta. Veramente geniale, sapiens-sapiens!
L’intelligenza come parola e come concetto viene dal verbo latino intellego, legare insieme, connettere. E dunque com-prendere, e quindi capire. Se collego tutti i pezzi di una questione o di una persona, la capisco.
Quello che possiamo, o forse a questo punto dobbiamo capire e apprendere dalle piante è la capacità di organizzare la vita comune. La specie umana ha dato vita alla società di massa. La massa è fatta da individui che cercano di distinguersi dalla massa. Il gruppo o la comunità è composto da membri che si sentono parte del gruppo.
Non è questione di essere più intelligenti, ma di costruire un’intelligenza comune, basata su un’identità di gruppo, non individuale e competitiva, ma comunitaria e cooperativa. L’intelligenza delle piante è reticolare, diffusa, condivisa: la vediamo nel comportamento sinergico di radici, rami e foglie, ma anche nel movimento coordinato di uno sciame di insetti, un branco di pesci, uno stormo di uccelli. Codici di geometrie esistenziali, come cantava Battiato, giochi di aperture alari, traiettorie impercettibili.
Si tratta in primo luogo di imparare a seguire semplici regole basate sull’identità di gruppo. Semplici regole di distanziamento, coesione, empatia, solidarietà.
Volano gli uccelli volano con le regole assegnate a questa parte di universo. Al nostro sistema solare.
Occorre grande disciplina e collaborazione. Poi si possono fare voli imprevedibili ed ascese velocissime.
E cambiare le prospettive al mondo.
Testo: Leone Belotti.
Illustrazioni: Alessandra Corti.
Fonti e riferimenti:
La vita segreta delle piante, Peter Tompkins, 1973.
La nazione delle piante, Stefano Mancuso, 2019.
Gli uccelli, Franco Battiato, 1981.