Il mercoledì delle piante

Amo te

Perché ci piace tanto mangiare fuori, all’aperto, sotto un pergolato, all’ombra delle piante? Con il fruscio delle fronde e refoli d’aria carica di vita che ci carezzano la pelle e giochi di luce e d’ombra e odori e colori che ci risvegliano i sensi e l’appetito?

Te lo dico sottovoce

Amo te

Perché vogliamo il dehors (dal latino de-foris), il gazebo (dall’inglese to gaze, vedere bene, bel vedere), il pic-nic (contrazione dal francese piquer nique), il roof-garden (cioè il giardino pensile, come a Babilonia, meraviglia di un mondo elevato, d’acqua e di piante) e se proprio il tempo non lo consente, ci inventiamo il giardino d’inverno, winter-garden? Perché quando mangiamo vogliamo avere intorno la natura, le piante, il rumore dell’acqua, e un mazzolino di fiori sul tavolino?

Amo te,

e se mordo una fragola

mordo anche te

Nel paradiso terrestre, nella mitica età dell’oro, nell’arcadia – ma anche in campagna, nei frutteti, nelle vigne, negli orti – un tempo ci si nutriva direttamente dei frutti della terra. La gioia di addentare un frutto rubato dall’albero, un fico, una mela… Il brivido incurante che ci spinge tra i rovi in cerca di more, fragole e lamponi…

Quando ancora non esisteva nemmeno la parola agriturismo, si andava per frasche, in collina, piccole cascine dove rifocillarsi in semplicità, come antichi viandanti, due pomodori, un uovo sodo, una scodella di vino: ma il vero piacere era godere il silenzio i sapori e gli odori all’ombra di un albero secolare, con le galline tra i piedi e una capretta che ti guardava… e poi sentivi l’aroma di lavanda, o qualcos’altro, e allora chiudevi gli occhi cercando un ricordo perduto ma ecco che improvvisamente forte e stonato arrivava il raglio di un asino, e ti mettevi a ridere.

Sei un piccolo fiore per me

E l’odore che hai

Mi ricorda qualcosa

Siamo al punto della questione. Si, adesso potrei, dovrei farti una lista come l’algoritmo comanda, con le dieci piante più adatte per valorizzare la sala da pranzo, la veranda, il bersò, la zona brunch, e le dieci cose da sapere su come posizionare fioriere tra i tavoli e allestire pareti vegetali e disporre piantine centrotavola.

E invece ti voglio citare due brevi frasi da due piccoli grandi libri, per rispondere alla domanda iniziale: perché ci piace mangiare in compagnia delle piante?

“Perché la cosa più incredibile che fanno le piante è la fotosintesi. Assorbono anidride carbonica e acqua e con l’energia della luce solare le trasformano nelle sostanze da cui tutti gli esseri viventi dipendono. Un animale o si nutre di piante o di animali che si nutrono di piante” (Il giro del mondo in 80 piante).

“Lo scambio di sostanze nutritive e l’aiuto tra vicini sono la regola. Come mai le piante condividono il loro nutrimento con i viventi circostanti, rimettendo in forze i loro concorrenti? I motivi sono gli stessi su cui si fondano le comunità umane: insieme si sta meglio.” (La vita segreta degli alberi).

Tutte le volte che il tuo cuore

Batte con il mio

Poi nasce il sole

La comunione, mangiare è fare la comunione con la vita, rispettando le leggi della madre terra, che sono leggi d’amore, di nutrimento materno. Le piante ci ricordano questo. Siamo tutti fratelli. Tutti figli della stessa madre natura. Che ci ha partorito e ogni giorno ci nutre.

Andiamo a mangiare fuori perché anche le piante, a modo loro, in silenzio, ci rivolgono quella piccola, semplice domanda che in realtà (ma di solito ce ne rendiamo conto soltanto quando chi la pronuncia non c’è più) è la più grande frase d’amore che mai sentiremo in questo fantastico viaggio.

Hai mangiato?

Testi:
Leone Belotti

Illustrazioni:
Alessandra Corti

Fonti e riferimenti:

Vasco Rossi, E (se mordo una fragola), 2004.

Jonathan Drori e Lucille Clerc, Il giro del mondo in 80 piante, 2021.

Peter Wohlleben, La vita segreta degli alberi, 2015.

Titoli correlati

L’albero della gioia
Leggi
E la maestra disse: piantatela, bambini!
Leggi
Le piante di Artemide e le piante di Apollo
Leggi