Ciao Palma
Nel dubbio, quando a un party o a un meeting incontri una palma, ma anche in aeroporto o dal dentista, specie se questa palma è l’unica creatura con cui ti va di fare conversazione, la prima cosa da dirle è un semplice: “Ciao Palma”.
Ma devi dirlo convinto, diretto, come a dire “ti vedo, ti riconosco”. La palma quasi sicuramente ti risponderà con un cenno d’assenso e ti offrirà riparo e conforto, perché sa che questi non-luoghi, queste hall dove ti ritrovi in attesa, ti fanno sentire solo e sperduto proprio come un naufrago. Rotto il ghiaccio, puoi dirle tutto senza tanti problemi.
Son caduto dalla nave, son caduto
Mentre a bordo c’era il ballo
La palma ti può capire meglio di chiunque altro. Sa cosa vuole dire cadere in disgrazia, le capita periodicamente da 2000 anni. Ma tu ti senti morto, non ce la fai più, sei un debole, ti lasci andare.
Che notte buia che c’è, povero me, povero me
Che acqua gelida qua, nessuno più mi salverà
Chiudi gli occhi, ti è rimasta solo una parola: mamma! La parola giusta. Una vibrazione nell’aria. Apri gli occhi.
Onda su onda
Il mar mi ha portato qui
Adesso la vedi davvero, la riconosci, quella davanti a te è la Palma Madre, la Palma Mater primordiale che vive in ogni palma, die urpflanze, come la chiamava Goethe. L’origine della specie, prima di Darwin. E anche oltre Darwin, perché la Naturphilosophie del poeta-botanico tedesco contempla non solo i fattori esterni darwiniani, ma le forze interne di ogni creatura, il codice etereo, le leggi misteriose e insondabili della vita. La palma ti farà rinascere, e non per calcolo, ma per amore! Sarà la tua nuova mamma, il tuo Konrad Lorenz. Tu farai la paperella.
Stupenda l’isola è, il clima è dolce intorno a me
Ci sono palme e bambù, è un luogo pieno di virtù
Impara dalla palma, diventa una palma. Moltissime radici corte a raggiera, tronco come un cavo elettrico costituito da moltissimi fili e poche foglie molto grandi che si ripiegano al vento. Così la palma resiste agli uragani e si piega oltre i 50 gradi senza spezzarsi. La palma sopravvive, e poi ricrea la vita: con la sua ombra, permette la crescita di ulivi, fichi, peschi e verdura dalla terra. L’oasi, l’inferno trasformato in paradiso.
Steso al sole ad asciugarmi corpo e viso
Guardo in faccia il paradiso
E il paradiso, lo vedi, è tutto una palma. Pianta sacra comune a cristianesimo, induismo e islamismo. Angelo De Gubernatis, il grande studioso della mitologia delle piante, definisce la palma “albero luminoso, simboleggiante il sole e la vittoria e la generatività”. Lo dicono i nomi stessi delle palme, nella nostra serra-paradiso: Areca Lutescens (la palma d’oro!); Roboelina Phoenix (che rinasce Fenice!); Raphis excelsa (che trova gloria in excelsis, ma anche “acqua nel deserto”, come giustamente cantava Tozzi).
Ritmi, canzoni
Donne di sogno, banane, lamponi
Bravo. Poi però ti sei fatto ingolosire e hai fatto della palma la più grande fabbrica di soldi del mondo. L’olio di palma è stato il petrolio dell’industria alimentare mondiale. Monocoltura, disastri, superprofitti fino all’inevitabile dietrofront. Stop. Insostenibile. Nuovo dogma: non contiene olio di palma. E ciao Palma.
Così, dopo aver abusato della pianta madre, la più ecologica delle creature, capace di rivivificare i deserti, addebitiamo a suo nome le deforestazioni e le emissioni nocive. Per cui, di fatto, al solo sentire la parola “palma”, scatta il bollino rosso.
E adesso c’è pure questo punteruolo rosso che divora le palme dall’interno.
“Un coleottero asiatico parassita che ha falcidiato interi viali di palme delle Canarie, della riviera Ligure e delle maggiori isole italiane” (Elena Macellari).
Intanto, zitta zitta, in Italia si è diffusa la palma del Giappone e da qualche anno, grazie al riscaldamento globale che scioglie i ghiacciai, palmo a palmo, ha superato le Alpi e si è insediata stabilmente sul versante nord.
Onda su onda
Mi sono ambientato ormai
“Le palme crescono ormai così bene, che riescono a propagarsi spontaneamente anche nei boschi” scrive la rivista scientifica Helvetica Botanica. E adesso si dirigono in Germania. Immaginiamo la faccia di Goethe.
Ach! Die urpflanze!
Testi:
Leone Belotti
Illustrazioni:
Alessandra Corti
Fonti e riferimenti:
Johann Wolfgang Goethe, La metamorfosi delle piante, 1790
Paolo Conte, Onda su onda, 1974
Elena Macellari, “L’orto botanico di Padova. Atlante”, 2001