Il cielo in una stanza
Il cielo in una stanza d’ospedale che non ha più pareti ma alberi infiniti, sul comodino la foto di una squadra di calcio di vent’anni fa.
Questo dovrebbe essere un report sull’intelligenza delle piante, non sulla stupidità umana, ma non è facile.
Il cielo di Alzano non è mai stato così azzurro, la natura così verdeggiante. Uscendo dall’ospedale con in testa numeri da incubo (mortalità +1000%) ci ritroviamo davanti alla basilica barocca di San Martino, e un vecchio prete ci spiega che è stata eretta dopo la peste del Seicento, Alzano aveva allora 1200 abitanti, ne sopravvissero 400. Sono passati 400 anni, ma c’è ancora qualcuno che parla di punizione meritata per questa comunità di gente che lavora troppo, seguace di un’etica del lavoro poco italiana, quasi protestante. Scendendo verso il fiume, entriamo nella storia del Novecento. Generazioni di studenti sono cresciute sui quaderni Pigna e sui motorini elaborati Polini, vivendo in case costruite con cemento Italcementi e lavando i panni sporchi in lavatrici Zerowatt.
Quando i grandi stabilimenti hanno chiuso sono sorte imprese di nuovo genere, piccole, tecnologiche, specializzate, con commesse in tutto il mondo. I grandi spazi delle cartiere e del cementificio sono diventati monumenti di archeologia industriale, in parte rigenerati come contenitori di eventi giovanili e arte contemporanea. E il fiume è tornato a essere un fiume, curato, pulito, protetto da aree verdi, gli argini piantumati e ciclabili.
La serra Hydro Ware è al centro di questo ambiente in trasformazione. Dalle vetrate della serra il fiume quasi non si vede più, scorre placido e assorto tra foreste cresciute in due mesi, come fosse il Serio delle Amazzoni.
L’imprenditore che ci accoglie è una giovane donna, ha montagne di libri sul tavolo, quando chiediamo cosa abbia fatto durante la chiusura ci risponde: “Ho studiato”. Sta seguendo un corso universitario, ecologia integrale a Roma, Pontificia Università. “Chiusi in casa, senza poterci muovere, tutti abbiamo sperimentato la vita sessile”. Ho capito bene? Quanto sono ignorante? Sessile, mi spiega, è la caratteristica di un fiore o di una foglia privi di peduncolo, attaccati direttamente al ramo, e in senso lato indica l’handicap costituivo delle piante, il non potersi muovere, che è alla base dello sviluppo di tutte le forme di sensibilità e intelligenza delle piante. “Da quasi 50 anni si studia l’intelligenza delle piante. In questi mesi abbiamo capito che divulgare queste conoscenze è la nostra responsabilità sociale d’impresa”. Questo sarà il tema dei nostri prossimi report.
Tra i libri e le riviste scientifiche sul tavolo, la maggior parte in inglese, vedo una copertina fuori luogo, un’immagine che mi attira, undici giovanotti in posa su un campo di calcio, la stessa foto vista in quella camera d’ospedale. “Quell’anno arrivammo a giocare in serie B. Un piccolo miracolo sportivo poi ripetuto dai nostri vicini di Albino e Leffe”. Era la stagione 1999-2000. La squadra si chiamava Alzano Virescit. Che parola è Virescit? Si, è latino, mi dicono, e si riferisce a una pianta, ma anche a una persona o a una comunità. Precisamente significa: “rifiorisce dopo essere stata recisa”.
Testo: Leone Belotti.
Illustrazioni: Alessandra Corti.
FONTI E RIFERIMENTI
La vita segreta delle piante, Peter Tompkins, 1973.