Cosa sarà questa “terapia forestale” che nasce come ricerca CNR-CAI in tempo di pandemia ed è già diventata protocollo di cura riconosciuto dal sistema sanitario?
Che ti fa sentire subito meglio, con i livelli di ansia, ostilità, senso di confusione e depressione che calano del 40-70%, e il vigore che aumenta del 10-20%?
Che ti porta a osservare, pensare, ricordare, ritornare all’essenza.
Cosa sarà? Che fa crescere gli alberi…
Che produce l’ossigeno e permette la vita, cosa sarà? Questo algoritmo della vita, che connette la terra e il cielo, e protegge gli ecosistemi, e conserva e ricrea e distribuisce nell’etere polline e semi e codici genetici…
Cosa sarà? A far muovere il vento…
A portare la pioggia, a controllare l’umidità, il clima, le stagioni, cosa sarà? Questo meccanismo perfetto, questa “pompa biotica” che non conosce confini, perché tutto è connesso, nel bene e anche nel male. Perché la deforestazione delle coste non finisce lì, arriva a mille chilometri di distanza, si traduce nella desertificazione continentale.
Cosa sarà? Che ti fa comprare di tutto, anche se è di niente che hai bisogno.
Che ti fa il deserto dentro, ti fa sentire il vuoto, l’insensatezza, la mancanza di connessione reale con il mondo intorno a te, la frattura tra il corpo e la psiche, e l’urgenza di rimettere insieme i cinque sensi, e ritrovare l’anima.
Cosa sarà? Questo strano coraggio, paura che ci prende, che ci porta ad ascoltare la notte che scende.
E ci fa desiderare di tornare nella foresta, per percepire come gli antichi il contatto, il mistero della dimensione sacra, rigeneratrice della foresta. Dove la vista, l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto possono riattivarsi in sinergia. Dove le essenze rilasciate dalla foresta, i composti volatili organici da cui si traggono gli oli essenziali, agiscono sui nostri neuro-trasmettitori e ci fanno rientrare nell’algoritmo della vita.
La terapia forestale è questa. Si basa su tecniche sviluppate in Usa e Giappone (Mindfulness, Shinrin-Yoku, Qi-Gong) e prevede sessioni di due/tre ore nel bosco per camminare, respirare, guardare, ascoltare, inalare le essenze e stare a contatto con la natura, leggeri e in silenzio. Da quest’anno è praticabile in 3 rifugi CAI e in seguito vedrà il coinvolgimento di 120 rifugi e la formazione di figure professionali specifiche. Ti sembra banale? Ci voleva il Consiglio Nazionale delle Ricerche per appurare che la migliore fabbrica della salute è la foresta? Che ti restituisce equilibrio, benessere, forza e finalmente ti porta a elevare lo sguardo?
Come un uccello che in volo si ferma e guarda giù.
E vede lucidamente la situazione. E afferra queste tre cose veramente importanti che il CNR sta veicolando con la terapia forestale. La prima è risaputa: “al ritmo attuale di deforestazione l’umanità ha il 90% di probabilità di estinguersi entro il 2040-2060”.
La seconda è lo schiaffo che non ti aspetti: “gli interventi a grande scala per la forestazione di nuove aree o la riforestazione di aree degradate con alberi giovani, sebbene ampiamente popolari, si rivelano scorciatoie vane e meno promettenti di quanto immaginato, non consentendo il recupero della funzionalità del meccanismo vitale”.
La terza è il vero impegno: “soltanto le foreste naturali sono in grado, attraverso la loro libera evoluzione, di ottimizzare la proporzione di alberi vecchi e giovani e attivare l’algoritmo della vita. La misura più sicura per ripristinare l’equilibrio climatico del pianeta è permettere alle foreste naturali di ricrescere ed espandersi”.
E capisci che la foresta naturale è la terapia vitale non solo per te, ma per il pianeta.
Testo: Leone Belotti.
Illustrazioni: Alessandra Corti.
Fonti e riferimenti:
CNR-CAI, Terapia forestale, a cura di F. Meneguzzo e F. Zabini, 2020.
Lucio Dalla, Cosa sarà?, 1979.