Il mercoledì delle piante

Impressioni di settembre

Bergamo, 2021, persone bendate che accarezzano foglie sotto il palazzo della Ragione, accanto alla statua del furioso Tasso. Un laboratorio sensoriale.

Percepire le venature di una foglia, riprodurle su un foglio usando le dita, sfregandole. L’autentica, antichissima tecnica digitale. La stampa, la fotografia, la riproduzione: tutto viene dall’impressione, dall’imprimere, che in latino vuol dire lasciare un’impronta, piantare, nella terra, su carta, su legno.

La natura imprime ogni cosa, la pietra, i fossili, i suoni, l’aria.

Le impressioni sono forme di vita fissate nell’anima, nella memoria.

Le vere piante da interni sono i nostri sensi, il giardino che abbiamo dentro.

Ma noi siamo accecati da questi dispositivi di riproduzione che mettiamo sempre di mezzo. Ci impediscono di vedere, sentire, ritrovare lo spaesamento sistematico.

Respiro la nebbia penso a te.

No! cosa sono adesso non lo so, sono un uomo in cerca di se stesso.

No! cosa sono adesso non lo so, sono solo il suono del mio passo.

Una storia infinita, quotidiana, rimandi continui, comuni.

Dintorni di Roma, 1971, un ragazzo esce di casa.

Un prato, la luce del primo mattino, l’aria degli ultimi giorni d’estate.

Quante gocce di rugiada intorno a me, 

guardo il sole ma non c’è,

già l’odore della terra sale adagio verso me.

Parigi, 1871, due pittori, lo studio di un fotografo.

Quanto verde tutto intorno e ancor più in là, 

sembra quasi un mare d’erba.

Dejeuner sur l’herbe, Impression soleil levante, Impressioni di settembre.

Monet, Manet, Mogol.

Parigi, 1925, uno studente di psichiatria osserva il pavimento di legno della sua stanza.

E leggero il mio pensiero corre e va, 

ho quasi paura che si perda.

Prende un foglio, lo appoggia sul pavimento, lo sfrega col carboncino.

Si chiama Max Ernst, sta riscoprendo una tecnica antichissima, il frottage.

Un cavallo tende il collo verso il prato, 

resta fermo come me,

faccio un passo lui mi vede è già fuggito, 

Dresda, 1935, Gerbert Grohmann è un botanico steineriano, sta scrivendo la prefazione delle “Metamorfosi nel regno vegetale”, il suo libro sul metodo di osservazione goethiano.

“Non siamo sufficientemente svegli nei confronti del mondo accessibile ai sensi. Da questa sorta di cecità, deriva l’astrattezza della nostra visione del mondo”.

“Bisogna imparare ad osservare a fondo, senza pregiudizi”.

“Ritrovare la tensione verso la luce”.

“Seguire le tracce della natura, diventare creativi noi stessi”.

C’è un solo modo, un’unica app, un’unica connessione in grado di riprodurre la vita.

Cinque sensi e un’anima.

Testi: Leone Belotti

Illustrazioni: Alessandra Corti

Fonti e riferimenti:

Max Ernst, Histoire naturelle, 1925.

Gerbert Grohmann, Metamorfosi nel regno vegetale, 1935.

Giulio Rapetti (Mogol), Impressioni di settembre, 1971.

Alessandra Corti + Hydro Ware Team, Il giardino che ho dentro, 2021.

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