Prendi una pianta, trattala male
Prendi una pianta, trattala male, lascia che ti aspetti per ore e stai sicuro che ti lascerà. Trattala bene, dille che l’ami e la vedrai farsi ogni giorno più bella.
Questo accade perché una pianta, mediamente, è più intelligente di un umano. Non dimentichiamo che dal punto di vista delle piante il cosiddetto Homo Sapiens è pur sempre un animale. Un animale che, per quanto civilizzato, a tutt’oggi condivide il 99% del suo DNA con lo scimpanzé, il quale, ricordiamolo, non è ancora sceso dalle piante. E le piante, come tutti sanno, costituiscono il 99% della biomassa del pianeta Terra.
Eppure questi scimpanzé evoluti, che nonostante la loro crescita demografica esponenziale rappresentano meno dell’1% nel parlamento di madre terra, pretendono di essere l’unica forma di intelligenza vivente. Incredibile. Queste creature si definiscono Sapiens e credono di sapere tutto, ma per lo più non si capiscono nemmeno tra di loro. Hanno elaborato un’infinità di linguaggi, quasi tutti imprecisi e inutili, tanto che ora stanno tornando a una lingua più propriamente da scimpanzé, costituita da due soli grugniti, on e off, il cosiddetto linguaggio binario, tipico delle macchine mosse da intelligenza artificiale, ciò che li rende convinti di essere al culmine dell’evoluzione, dopo che per secoli hanno considerato biologicamente inferiori anche i propri simili, con dispute infinite sulla presenza o meno dell’anima umana nei cosiddetti selvaggi.
Più recentemente hanno cominciato a chiedersi se gli animali (cioè gli altri animali) possano provare gioia, dolore, amore, paura, malinconia, ovvero sentimenti. E oggi dibattono con immutato fervore sull’intelligenza delle piante. Che simpatici primitivi! Poiché alcuni ricercatori hanno scoperto che le piante si comportano in modo intelligente, eccone altri sostenere che le piante, essendo prive di cervello, non possono essere definite intelligenti. Ma chiedersi se sia possibile l’intelligenza in assenza di un cervello non è molto diverso, come ragionamento, dalle dispute medievali se sia possibile l’emotività o l’immaginazione in assenza di un’anima. Perciò, così come dopo un lungo cammino filosofico sono arrivati a riconoscere l’esistenza di un’anima, ancorché impalpabile, invisibile e immateriale a partire dalle manifestazioni sensibili di quest’anima, dai comportamenti, dalle scelte e dai gesti, similmente, dalla manifesta intelligenza delle piante si dovrebbe ammettere l’esistenza di un cervello ancorché impalpabile e inorganico.
Si scoprirebbe così che l’intelligenza delle piante è una risorsa condivisa, di gruppo, come un programma, una connessione che agisce nell’etere. Allo stesso modo, osservandone le reazioni, si può dedurre la capacità delle piante di avere una vita emotiva.
Dunque se le piante sono intelligenti e hanno un’anima, potete amarle e curarle, amici umani, ed esserne a vostra volta amati e curati. Rilassatevi. Siamo creature vive. Anche se non scodinzoliamo, noi piante possiamo essere le migliori amiche dell’uomo.
Testo: Leone Belotti.
Illustrazioni: Alessandra Corti.