Entrando in serra, chiedo al nostro botanico: che cos’è la fioritura?
“Hai presente la Regina delle Ande? No? Te la faccio breve: è una pianta che cresce a 4000 metri d’altezza, si sviluppa fino a 10 metri e impiega più di un secolo, anche 150 anni, per arrivare alla sua prima fioritura. E dopo la fioritura, muore”.
Che fretta c’era, maledetta primavera.
“Ma più interessante, se non hai fretta, è la storia dell’uomo che ha dato il suo nome alla Regina delle Ande, che in effetti si chiama Puya Raimondii, anche se è più nota come Titanca. Mai sentito parlare di Antonio Raimondi?”. No.
Siamo a Milano, nei primi giorni di primavera del 1848. Antonio Raimondi è uno studente di scienze naturali. Vorrebbe correre in montagna inseguendo i mille aromi della fioritura dei prati, stella alpina, bucaneve, ciclamino, mughetto, ranuncolo, rododendro, elleboro, genzianella, violetta, e naturalmente primule, vorrebbe respirare il risveglio di primavera, e si ritrova a combattere sulle barricate delle cinque giornate.
L’odore della polvere da sparo.
Riesce a sfuggire alla repressione austriaca, si imbarca per il Sud America, per più di vent’anni esplora tutto l’inesplorato tra le Ande e l’Amazzonia. Finché scopre la Titanca, smette di viaggiare e si dedica a sistemare e divulgare tutte le sue conoscenze. Diventerà un naturalista di fama mondiale, ma quasi sconosciuto in Italia. In suo onore, la Titanca verrà battezzata come “Puya Raimondii”. Partito come profugo, è diventato un grande maestro. Perché ti racconto questa storia?
Perché la fioritura non è solo delle piante, ma anche delle persone.
Lasciati andare alla vita e non disperarti mai.
Che cos’è la fioritura umana? Lo chiedo alla nostra vivaista laureanda in filosofia.
“La fioritura è l’argomento dell’Etica Nicomachea di Aristotele. Il fiorire o il rifiorire di una persona non arriva per dono divino, ma coltivando le virtù. Cosa sono le virtù? Giustizia, coraggio, mansuetudine, liberalità, arte, scienza e intelletto. Come si coltivano? Non basta il pollice verde, ci vuole proprio la spina dorsale”.
E intanto come sempre la primavera arriva all’improvviso, entra in casa o in ufficio senza bussare e ti prende, ti dice di uscire, di seguire il richiamo. Tutti i fiori della città, anche le rose, anche i gerani, sembrano impazziti, gridano come ragazzini esuberanti e dai vasi, dalle terrazze, dalle aiuole ti indicano la strada. C’è qualcosa nell’aria, qualcosa di bello. Dai parchi, dai giardini, vengono profumi di glicine, gelsomino, ciliegio, lavanda e magnolia.
E improvvisamente pensi alla guerra. Perché la primavera è un’esplosione. Perché c’è quel verso terribile di Heißenbüttel (“Fiorire è un affare mortale”). Perché le piante sono postazioni d’artiglieria, i fiori sbocciano come cannoni e sparano semi che sono bombe esplosive. Il risultato è un bombardamento a tappeto, al polline.
La differenza è che piante e fiori portano la vita.
Ma quindi – vorrei chiedere ad Aristotele e alla Goggi – possiamo godere della pura gioia della primavera mentre c’è gente che vive il puro terrore della guerra?
Mi risponde Albert Camus, che passava per caso: “C’è la bellezza e ci sono gli oppressi. E per quanto difficile possa essere, io vorrei essere fedele a entrambi”.
E gli fa eco Pino Daniele:
In questa primavera l’Europa cambierà,
la gente è più sincera, la pace arriverà.
Testi: Leone Belotti
Illustrazioni: Alessandra Corti
Fonti e riferimenti:
Aristotele, Etica Nicomachea, IV sec. a.C.
Antonio Raimondi, opere complete 1858-1890,
Helmut Heißenbüttel, poesie concrete, 1950
Nigel Warburton, Il primo libro di filosofia, 1999
Loretta Goggi, Maledetta primavera, 1981
Franco Battiato, Risveglio di primavera, 1985
Luca Carboni, Primavera, 1989
Pino Daniele, Questa primavera, 1993