Il mercoledì delle piante

Tutto un equilibrio sopra la follia

Mi chiamo Sansevieria, telefono da Napoli. Vorrei dedicare una canzone a tutte le creature speciali cui è mancato solo di avere il nome giusto e si son ritrovate a fare una vita difficile, con etichette sbagliate. Non mollate, la mia storia è per voi.

Senti che fuori piove, senti che bel rumore.

Sono sbarcata al porto di Napoli, neonata su un veliero proveniente dai mari del Sud. Una delle tante piante arrivate in Europa dall’Africa e dall’Asia nell’epoca d’oro della botanica, tra l’Illuminismo, il Romanticismo e le grandi rivoluzioni.

Quando uno sguardo provocava turbamenti.

Mi sono ritrovata a crescere nell’orto di una villa alle pendici del Vesuvio sotto gli occhi ardenti di questo botanico alto, timido e gentile, Vincenzo Petagna. Era il 1787. Mentre in Francia stava per scoppiare la rivoluzione, Linneo rivoluzionava la botanica con una denominazione e classificazione unica, internazionale, per ogni genere e specie di pianta.

Da bambina invidiavo le mie compagne di serra per i loro nomi suadenti e musicali. Magnolie, robinie e gardenie erano figlie di illustri botanici come Pierre Magnol, Jean Robin, Alexander Garden o grandi esploratori come Louis de Bouganville. Mi sembravano divi del cinema. Ma Vincenzo Petagna? E perché questo nome impronunciabile, Sansevieria?

Un giorno ho cercato l’amicizia e la solidarietà della Strelitzia. Mi ha risposto: “Giorgio III, il re botanico, mi ha dedicata a Carlotta Meclemburgo Von Strelitz, sua consorte. Tu piuttosto, Sansevieria, cosa significhi: che sei Santa qualcosa o sei Sans, senza qualcosa?”

Ero senza identità, in effetti, e mi vergognavo delle mie origini. Il fatto è che il mio buon Petagna, dopo avermi allevata, disegnata e studiata, aveva spedito il mio dossier a Carl Peter Thunberg, l’allievo di Linneo, proponendo di chiamarmi Sanseverina, in omaggio al proprietario della villa e dell’orto, Pietro Sanseverino.

E nel 1794, mentre a Parigi cadeva Robespierre, Thunberg pubblicava la mia scheda nel catalogo ufficiale delle piante africane. Prima la gioia e subito l’incredulità. Ero stata registrata con un nome storpiato: Sansevieria al posto di Sanseverina, e attribuita a Thunberg invece che al Petagna. Vincenzo continuò fino alla morte a scrivere chiedendo la rettifica di nome e attribuzione. Thunberg non rispose mai. Io fui per sempre e per tutti Sansevieria, e Petagna eliminato.

Un brivido che vola via, tutto un equilibrio sopra la follia.

Forse è proprio questo il senso del tuo vagare.

Forse la vita non è stata tutta persa, forse era giusto così, forse.

Pochi anni dopo, Michele Tenore, allievo di Petagna, barcamenandosi tra il regno napoleonico e il ritorno dei Borbone, riuscì a realizzare il sogno del suo maestro. Tra i decreti firmati dal fratello di Napoleone nel suo breve regno ci fu l’istituzione di un orto botanico cittadino, che Tenore curò poi per 50 anni. Ma mentre io mi diffondevo nel mondo come “pianta serpente” o “lingua di suocera”, la mia anagrafe partenopea si perdeva.

Alla fine di questa triste storia qualcuno troverà il coraggio

per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo viaggio.

Poi la NASA mi ha scelto per le navicelle spaziali e sono diventata la n.1 “come dispositivo sanitario”, che è la vera missione delle piante per il XXI secolo. Oggi sono una star, tutti mi vogliono. Sono bella, depuro l’aria, ho un profumo delizioso. E reclamo le mie origini.

Per vivere davvero ogni momento con ogni suo turbamento, e come se fosse l’ultimo.

Nel 2013 tre botanici dell’Università di Napoli, in epoca di digitalizzazione, hanno richiesto la revisione dell’attribuzione da Sansevieria-Thunberg a Sansevieria-Petagna. Napoli può finalmente essere fiera di me, e io del mio Petagna timido e sognatore.

Eppure nella nuova guida agli orti botanici 2021, Viola e Speciale titolano: “A Napoli tutto comincia con Giuseppe Napoleone”. E non si fa parola di Petagna, né di me.

Cosa vuoi che ti dica… Senti che fuori piove, senti che bel rumore.

Testi: Leone Belotti

Testi: Leone Belotti

Illustrazioni: Alessandra Corti

Fonti e riferimenti:

Andrea Wulf, La confraternita dei giardinieri, 2011.

Vincenzo Petagna, Istitutiones Botanicae, 1787.

Carl Peter Thunberg, Flora capensis, 1794.

Paolo De Luca, Bruno Menale e Alessandro Del Guacchio, Taxon vol. 62, 2013.

Alessandra Viola e Manlio Speciale, Andare per orti botanici, 2021.

Vasco Rossi, Sally, 1996.

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